Ringrazio Damiano Ranca, giovane dell’Azione cattolica della Diocesi di Frascati, per avermi invitato a questo Incontro.
Si tratta di un Incontro, al quale ho aderito con piacere perché organizzato da giovani impegnati nel sociale che vanno apprezzati per il loro impegno nella costruzione di un futuro migliore per tutti noi.
Entro subito in argomento.
Per quelli che non conoscono bene “Libera”, dovete sapere che è un’associazione di associazioni nella quale vi sono: l’Azione cattolica, la CGIL, la UIL gli Scout, l’ARCI, la CEI e che quest’anno compie trenta anni. È stata un capolavoro nata su una brillante intuizione di don Luigi Ciotti.
Don Luigi, è riuscito a costruire un’associazione di associazioni con tante differenze fra loro, ma unita da un unico obiettivo: fornire un proprio contributo al lavoro straordinario svolto dai Magistrati e dalle forze dell’ordine, attraverso un lavoro educativo, un lavoro di costruzione di un modello alternativo ai modelli mafiosi.
Noi del Presidio territoriale dei Castelli Romani, abbiamo avviato un percorso di diffusione dei principi della cultura della legalità nelle scuole di diverso ordine e grado nel territorio dei Comuni facenti parte dei Castelli.
Si tratta di un territorio esteso, del quale fanno parte 17 Comuni, che ha richiesto un impegno in numerose scuole della zona (finora, più di 20).
È importante anche ricordare che con la legge Rognoni-La Torre è stato introdotto il reato di associazione di tipo mafioso (art. 416 bis c.p.), dando la possibilità di procedere alla confisca dei beni frutto di reati di mafia.
Dopo un anno dall’approvazione della legge, “Libera” ha raccolto un milione di firme affinché i beni confiscati fossero assegnati e riutilizzati per scopi sociali alle Amministrazioni pubbliche, alle associazioni, alle cooperative.
Il riutilizzo di questi beni ha costituito una prima sfida alle mafie.
Infatti, ad esempio, è avvenuto che un immobile ubicato in zona è stato riutilizzato come biblioteca con annesso un campetto da destinare ai giovani. Altri beni confiscati sono stati riutilizzati come Caserme per le forze dell’ordine, come case-famiglia, ecc.
Oggi, abbiamo ben 1200 beni confiscati e riutilizzati.
Le operazioni di confisca sono molto utili perché in tal modo si verifica un riscatto morale della comunità, grazie al riutilizzo di quei beni per finalità sociali.
“Libera” ha anche attivato, ormai da vari anni, la giornata cosiddetta della “Memoria e dell’Impegno, in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”.
Dal 1996, ogni anno in una città diversa, un lungo elenco di nomi scandisce la “memoria” che si fa “impegno” quotidiano, con il ricordo delle vittime innocenti, uccise dalle mafie.
Quest’anno, siamo al trentesimo anno, la giornata verrà celebrata a Trapani.
La giornata della “memoria” nasce durante il primo anniversario della strage di Capaci, presenti tutte le Autorità civili e militari e una larga rappresentanza della società civile compresi i familiari delle vittime.
Accanto a don Luigi Ciotti, in quel giorno era presente una signora anziana, venuta dalla Puglia.
Verso la fine della cerimonia, dopo che erano stati ricordati Falcone e la moglie Francesca, e gli uomini della scorta, la signora anziana cominciò a piangere singhiozzando.
Don Luigi, colpito da quelle lacrime le chiese il motivo del suo pianto disperato.
La signora rispose: “sono venuta dal mio paese, in provincia di Lecce, per sentire almeno il nome di mio figlio, ma nessuno lo ha ricordato”.
Era la madre di Antonio Montinaro, capo scorta di Falcone.
Fu questa la molla che ha fatto decidere la creazione di una giornata nazionale dedicata alla memoria delle vittime innocenti delle mafie.
Per ricordare tutte le vittime, don Ciotti, grazie al suggerimento della madre di Roberto Antiochia, uomo della scorta di Ninni Cassarà entrambi uccisi dalla mafia, ha maturato l’idea di predisporre un elenco accurato delle vittime stesse.
A tutt’oggi le vittime innocenti sono 1101 e i loro nomi vengono ricordati, uno per uno, nella giornata del 21 marzo.
Il ricordo (o la memoria) da soli non bastano, occorre anche l’”impegno”.
È una meraviglia vedere i familiari delle vittime di mafia, che, nella rete di “Libera”, hanno trasformato il lutto e il dolore in “impegno”.
È emozionante vedere alcuni dei familiari che parlano con i ragazzi che, grazie ad un protocollo d’intesa con il Ministero della Giustizia, sono affidati con la cosiddetta “messa in prova” a “Libera” (progetto “Amunì”).
“Libera” accompagna questi ragazzi in un percorso di reinserimento nella società.
Infatti, un errore fatto in giovanissima età non può segnare il destino di un ragazzo, anche perché quasi tutti provengono da situazioni di grave disagio familiare e noi di “Libera” cerchiamo di fornire loro delle strade alternative.
Quando i familiari delle vittime incontrano questi ragazzi sono portatori del loro dolore ma anche del loro “impegno” nel recupero dei ragazzi stessi.
Ecco “memoria” ed “impegno” insieme.
Ma ci sono anche madri con bambini piccoli che “Libera” segue.
Si tratta di mamme che, per il bene dei loro figli, “scappano” dall’ambiente mafioso.
“Libera” le accoglie, le ”nasconde” e cerca di utilizzare tutti i mezzi possibili per mandare a scuola i bambini, grazie ai finanziamenti della CEI che, in questo modo, rende possibile l’attuazione del progetto.
Noi del Presidio territoriale dei Castelli Romani, abbiamo da circa un anno, avviato l’attuazione di un progetto “educativo” e un lento lavoro di “costruzione” di un modello alternativo ai modelli mafiosi attraverso la diffusione dei principi della cultura della legalità nelle scuole Ad oggi abbiamo già visitato 20 scuole.
Ai ragazzi chiediamo cosa ne sapete voi di narcotraffico, di comportamenti mafiosi, di criminalità organizzata, di appalti truccati, di ecomafie, …..
Chiediamo perché si parla di mafie e non di mafia e se hanno sentito parlare di “cosa nostra”, “stidda”, “camorra”, ‘ndrangheta”, “sacra corona unita”.
Dalle loro risposte si apre un mondo da esplorare e emergono una serie di domande per informarsi meglio e cercare di capire.
C’è da parte loro, una curiosità ed un interesse che ci sorprendono.
Quando parliamo di questi argomenti c’è un silenzio ed un’attenzione disarmante.
Non è vero che i ragazzi non hanno una sensibilità ed un interesse per questi problemi.
Sono convinta che dobbiamo cercare di parlare con il loro linguaggio per farci capire.
Se ciascuno di noi si impegna, io credo che il contrasto alle mafie e il contrasto alle illegalità sarà più forte ed in futuro potremo vedere una società migliore soprattutto per i nostri ragazzi.
Una delle domande più frequenti è quella su dove operano le mafie.
I ragazzi chiedono se le mafie sono solo al sud. Noi facciamo presente che le mafie vanno dove ci sono i soldi e dove si può fare affari.
Sono, dunque, nel sud, nel centro e al nord.
Nella nostra zona, a Roma le tipologie di mafie, come si legge nel “ V Rapporto del 31 gennaio 2020 della Regione Lazio”, sono tutte presenti, comprese le mafie straniere. Non ci deve essere indifferenza, ma un impegno collettivo a contrastare il fenomeno, con coraggio e soprattutto con credibilità.
Rosario Livatino, giovane Magistrato, barbaramente ucciso dalla mafia (stidda) nella zona di Caltanissetta, amava dire: “Alla fine della nella nostra vita non ci verranno a chiedere se siamo stati credenti, ma credibili”.
Mi avvio alla conclusione, ricordando che don Luigi Ciotti, quando gli è stato richiesto il motivo per cui ha scelto, per celebrare la giornata della memoria 2025, la città di Trapani, ha risposto con parole chiare, dicendo: ”Ci sono trenta anni di latitanza di Matteo Messina Denaro, ma ci sono tante altre latitanze che quel territorio ha messo in pratica in quegli anni, soprattutto da parte di tutti noi nessun escluso”.
Concludo evidenziando che l’impegno del Presidio territoriale dei Castelli continua il suo percorso nella diffusione dei valori di legalità attraverso il costante impegno nell’attuazione di un lavoro educativo in particolare tra i più giovani.
Aggiungo poi che non bisogna mai abbassare la guardia perché le mafie hanno la capacità di riorganizzarsi e che hanno scelto, in questi ultimi tempi, come ricorda il Procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia, la strategia della sommersione, limitando il numero di omicidi eclatanti.
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